PIANETARBERESH

Discussione libera in libero mondo

lunedì 18 febbraio 2008

Dove va la comunità civitese?

Dove va la comunità civitese?
Sembra una domanda banale ma vale ... milioni di dollari o, se preferite, di euro.
Dal dopo guerra ad oggi a Civita si sono avvicendate diecine di sindaci, diecini di governi, alcuni più bravi, altri meno capci, alcuni si ricordano ancora nella memoria collettiva, di altri se ne sono perse le tracce.
Poi nel 1970 un nuovo ordinamento comunale cambia la situazione. Da quella data sono pochi i sindaci che hanno impresso un nuovo corso al paese. Uno solo ha lasciato in opere e fatti un impronta indelebile ed ha deciso insieme con i suoi collaboratori (soprattutto quelli della prima ora) che questa comunità aveva (ed ha) tutti i presupposti per diventare un ridente paesino di vacanze montane. E si è prodigato per andare verso questa direzione. La fortuna ha voluto che il suo periodo amministrativo coincidesse anche con l'istituzione dell'Ente Parco nazionale del Pollino e quindi ha incominciato a realizzare in concreto alcune opere pubbliche che servivano a questo scopo.
Uno di queste opere è il palazzo Castellano fatto acquistare dal Parco per farne un centro visita.
Le intenzioni erano ottime. La burocrazia un pò meno. Ci sono voluti decine di anni per ristrutturarlo, diversi interventi per renderlo agibile, centinaia di migliaia di euro per renderlo fruibile ed ora... giace lì, inutile, come un pesce fuor d'acqua, con le pareti che incominciano a sgretolarsi, senza che nessuno si prenda cura di esso.
Domanda da un milione di euro. Quando apre il centro visita di Civita? Chi gestirà il Centro Visita? Quali tematismi verranno esposti?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente a Civita si discute di problemi del paese(condivisibili o meno)invece dei soliti Gossip da TABACCHINO..(l´ex Vice sindaco scappa con l´amante, il panettiere aspetta un figlio.. ecc. ecc.),continua cosi.
Poi sul discorso Pro Loco vorrei dire all´amico Antonluca che ognuno puo´ scrivere e pensare cio´ che vuole , lui invece se in buon fede deve soltanto rendere noto dove sono finiti tutti i ricavi delle varie manifestazioni e l´argomento si puo considerare chiuso.
Un saluto a tutti voi Antonio Massaro

Anton Luca ha detto...

Caro antonio,
posso semplicemente risponderti con affetto!
Tutte le manifestazioni svolte dalla Pro loco, sono state rendicontate e approvate prima dal Consiglio di Amministrazione e poi dall'Assemblea dei Soci...
sempre nella massima trasparenza!saluti!

Anonimo ha detto...

E fai lo stesso con la CRI cosi togli ogni dubbio al Maestro.
Vorrei essere li con voi per pertecipare all´ IDENTIKIT....

Anonimo ha detto...

Però il post poneva altri problemi (dove va la comunità di civita, il centro visita del parco) che nessuno ancora ha avuto il coraggio di dare una qualsiasi sorte di spiegazione....

Anonimo ha detto...

Considerazioni sulla nostra etnia.
Sentirsi appartenenti ad un'etnia è essenziale per conservarne la cultura.
La minoranza kosovara è stata sempre legata, con orgoglio, alle radici albanesi: ha subito la pulizia etnica serba ed è pervenuta, con coraggio, alla dichiarazione di indipendenza.
Quest'estate ho incontrato, in macelleria, una signora che si esprimeva con un marcato accento Veneto; le ho chiesto se fosse originaria di quella regione. Lei mi ha risposto: " Si, si sente? Sono mooolto felice".
L'enfasi della sua voce e la luce del suo sguardo rendevano palpabile l'orgoglio di appartenenza
Giorni fa ho telefonato, per informazioni commerciali, ad un'azienda della provincia di Bolzano. Mi hanno risposto prima in tedesco e poi in italiano.
Ho sottolineato la parola orgoglio per evidenziare che la nostra etnia non è, a mio parere, altrettanto fiera delle sue radici.
Questi esempi evidenziano la differenza con il sentire comune del popolo arberesh che, non solo non è orgoglioso, ma considera quasi un handicap l'appartenenza alla propria etnia.
Alla luce di ciò anche una legge di tutela risulta inutile e spreco di denaro pubblico.
Questo stimolante blog, depurato dalle piccole beghe, dovrebbe accogliere il dibattito sulla tematica arberesh che sulla stampa si sviluppa, mi sembra, soltanto in una progressione di lamentele per la mancanza di aiuti economici da parte delle istituzioni.
Mi chiedo, ma chiedo anche a chi con passione più o meno disinteressata si batte per la conservazione e la valorizzazione della nostra lingua e della nostra memoria storico-culturale: può una fredda legge, dispensatrice di soldi spesi in progetti velleitari che spesso non hanno accettazione e diffusione sociale, sostituirsi alla mancanza di sensibilità e all'apatia di un'etnia verso le proprie radici?
E dato che obiettivamente non può farlo una legge, cosa può far rinascere l'orgoglio di appartenenza nel popolo arberesh?
E una stampa parcellizzata, litigiosa, auto referenziante, a volte può far rinascere
l'attaccamento alla propria lingua ed alla propria cultura? ..........................

Salvatore DI TURI

Anonimo ha detto...

Accolgo volentieri le sollecitazioni puntuali del Sign. Di Turi...finalmente un civitese che si identifica!
L'orgoglio, quello di cui parla è quello che si ha dentro a prescindere da leggi regionali che, si sa... senza uomini che ne faccian buon uso...fanno la fine di tutte le cose senz'anima. Mio nonno molto ironicamente e con il sorriso che lo caratterizzava a volte mi diceva "...si stava meglio quando si stava peggio..." - ovvero - prima le leggi bisognava conquistarle e nel farlo si dichiarava la propria appartenenza etnica con quel famoso orgoglio di cui i non arbereshe erano affascinati e persino la stampa ne riportava fedelmente costumi e valori. Oggi sembra tutto banalizzato, lo stra-potere di una economia che divora se stessa ha accecato molti buoni propositi. E allora, alla lecita domanda: "Può una legge far rinascere l'orgoglio di appartenenza nel popolo arberesh?" - io rispondo - "No, può addirittura cancellare e mortificare l'orgoglio arberesh se gli uomini che la utilizzano ne fanno solo uno strumento per accaparrare risorse a pronto uso e consumo personale - e purtroppo - pochi sono gli illuminati!
E la stampa?... Il ruolo della stampa potrebbe essere determinante solo se desse voce alla gente comune che comune non è...soprattutto avesse il coraggio e la deontologia di farlo! Ma anche la gente ha un ruolo determinante...purtroppo spesso manca il coraggio, si ha paura di ripercussioni politiche e SI SBAGLIA perchè mai come oggi c'è bisogno di persone coraggiose, aperte al confronto e determinate.
La libertà è partecipazione, è sentirsi liberi in mezzo agli altri di poter dire la propria. Grande segno di una società civile e democratica! Mi sembra di vedere gente assopita, abituata e rassegnata al peggio. I cambiamenti iniziano da noi stessi e se non siamo noi ad iniziare non possiamo pretendere che il mondo cambi.
Un grazie al sign. Di Turi per l'intelligente questione posta.